Lavorare (e divertirsi) con Scratch

Scratch è un ambiente grafico di lavoro per imparare lo sviluppo di programmi in modo semplice e creare storie interattive, giochi, animazioni grafiche, simulazioni e altro ancora, per poi condividere i programmiScratch
realizzati attraverso il Web. La codifica dei programmi in Scratch consiste nell’impilare blocchi, che presentano forma e colore dipendenti dall’istruzione che si vuole utilizzare, come si fa con i mattoncini delle costruzioni, pezzo dopo pezzo. Così facendo, è possibile avvicinarsi alla programmazione e capirne la logica alla base in modo divertente e creativo. Scratch (nome derivato dalla tecnica dei DJ che mixando e remixando i dischi provocano l’inconfondibile suono) viene ideato dal gruppo del Lifelong Kindergarten del MIT, e si ispira alla teoria costruzionista dell’apprendimento di Seymour Papert.

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Clicca qui per scaricare una interessante guida per studenti all’uso di Scratch.

5 Buoni motivi per lavorare con Scratch in classe:

1.Sviluppo del pensiero computazionale.

2.Imparare a programmare.  Imparare a programmare permetterà ai nostri allievi di uscire dalla logica di meri fruitori diventando loro stessi degli sviluppatori.

3.Imparare ad imparare attraverso il problem solving.

4.Sviluppare le competenze trasversali. Sempre più spesso siamo chiamati a lavorare in team.  Aiutare i nostri allievi a sviluppare il proprio “saper essere” attraverso attività collaborative, permetterà loro di affinare l’intelligenza emotiva.

5.Iniziare a concepire l’errore unicamente come tentativo svolto. Attraverso l’errare, ovvero l’esplorare è possibile scoprire. Ed ecco che l’errore tanto temuto dai nostri allievi diventa unicamente una modalità di apprendimento e non più un fallimento. La paura di fallire spesso impedisce il mettersi in gioco, diventa un blocco mentale che accompagna lo studente lungo tutta la propria carriera scolastica. Se l’errore non equivale più al fallimento, a qualcosa di cui ci si debba vergognare, ma diviene occasione di miglioramento, allora l’errore riacquista un significato neutro.

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